"La mozzarella di bufala campana è un formaggio a pasta filata ottenuto esclusivamente da latte di bufala. La cagliata, preparata scaldando il latte e addizionando caglio di vitello e fermenti lattici, matura sotto siero per circa 5 ore, al termine delle quali viene sottoposta all'operazione di filatura: la pasta, messa in grandi vasche e unita ad acqua bollente, viene prima filata, ossia ridotta in veli ripiegati più volte su se stessi, e poi “mozzata” in svariate forme, da quella globosa più tipica, ai vari nodi, trecce e bocconcini. Le mozzarelle vengono successivamente passate in acqua fredda, salate in salamoia e immerse nel liquido di governo, una soluzione di acqua e sale talvolta addizionata di acido lattico, con il quale sono commercializzate. La mozzarella di bufala ha colore bianco perlaceo e crosta pellicolare sottile ed elastica. Il suo profumo ricorda quello del latte e dei fermenti lattici, mentre il sapore è dolce, delicato e fresco, con consistenza piacevolmente spugnosa."
Questo è quanto si può leggere, con lievi variazioni, su qualunque testo, cartaceo e no, sulla mozzarella di bufala, ma, spesso e volentieri, sull'Oro Bianco della Campania si scatenano campagne denigratorie e tendenziose.
Il filosofo Romano Amerio rifletteva (1988) che "la rappresentazione di un evento non è mai una sua copia, ma una sua ricostruzione a cui partecipano sia le caratteristiche dell'oggetto, fatto o evento, sia quelle del processo mentale", si può allora asserire che una rappresentazione costituisce sempre uno scarto rispetto alla realtà e di conseguenza molto di amplificato e distorto si è descritto rispetto alla reale valenza delle cose.
Giornali e televisione si accaniscono, con sistematica periodicità, contro il settore della mozzarella, specie quello del casertano, descrivendolo come un repellente ricettacolo di truffatori, rifiuti tossici, camorra e malaffare.
Il filosofo Romano Amerio rifletteva (1988) che "la rappresentazione di un evento non è mai una sua copia, ma una sua ricostruzione a cui partecipano sia le caratteristiche dell'oggetto, fatto o evento, sia quelle del processo mentale", si può allora asserire che una rappresentazione costituisce sempre uno scarto rispetto alla realtà e di conseguenza molto di amplificato e distorto si è descritto rispetto alla reale valenza delle cose.
Giornali e televisione si accaniscono, con sistematica periodicità, contro il settore della mozzarella, specie quello del casertano, descrivendolo come un repellente ricettacolo di truffatori, rifiuti tossici, camorra e malaffare.
Eppure non è stato mai provato ufficialmente un rischio per la salute, anzi, fino a prova contraria, la mozzarella blu è stato un regalo della Granarolo ai consumatori.
Naturalmente, la elevata crescita negli ultimi vent'anni ha portato tanti guadagni e contemporaneamente, tipico del Sud, zero investimenti sull'immagine, cosicché il prodotto simbolo del cibo made in Campania è, come il pomodoro, indifeso rispetto alle campagne lanciate per abitudine o malafede da parte della stampa o dagli uffici promozionali di alcune grandi multinazionali.
Il settore fa gola a troppi e più volte si è tentato di svalutare la DOP della mozzarella per poter trasferire la produzione al nord, presso le grandi multinazionali del latte. 15.000 operatori, 37.500 tonnellate di prodotto annuo e 500 milioni di euro di fatturato sono numeri troppo importanti ed è ovvio che, su questa tipica produzione, le "tentazioni" siano tante e tali che anche alcuni produttori campani, sui quali ha investito il malaffare, si sono dati da fare per mettervi il loro e i casi di irregolarità nella produzione e nel rispetto del disciplinare sono noti. Mancato rispetto delle norme di sicurezza, acquisto di latte e cagliate dai paesi dell’est, aggiunta di latte vaccino sono le irregolarità più diffuse e, come la pizza, la mozzarella di bufala rappresenta la metafora della mentalità campana: tempi brevi, consumo rapido, ognuno pensi all'oggi e solo per se stesso.
Fare in fretta, abbassare i costi, allargare a tutti i costi il mercato, non per soddisfare la domanda, ma addirittura per precederla e crearla è la mentalità di chi lavora per sé e non per i propri figli. Il settore fa gola a troppi e più volte si è tentato di svalutare la DOP della mozzarella per poter trasferire la produzione al nord, presso le grandi multinazionali del latte. 15.000 operatori, 37.500 tonnellate di prodotto annuo e 500 milioni di euro di fatturato sono numeri troppo importanti ed è ovvio che, su questa tipica produzione, le "tentazioni" siano tante e tali che anche alcuni produttori campani, sui quali ha investito il malaffare, si sono dati da fare per mettervi il loro e i casi di irregolarità nella produzione e nel rispetto del disciplinare sono noti. Mancato rispetto delle norme di sicurezza, acquisto di latte e cagliate dai paesi dell’est, aggiunta di latte vaccino sono le irregolarità più diffuse e, come la pizza, la mozzarella di bufala rappresenta la metafora della mentalità campana: tempi brevi, consumo rapido, ognuno pensi all'oggi e solo per se stesso.
Una mentalità che porta fatalmente alla spregiudicatezza commerciale prima, produttiva poi, sino alla zona grigia in cui legalità e norma diventano termini sgradevoli e scomodi.
Non è possibile racchiudere in un unico calderone tutti gli addetti ai lavori, quelli buoni e quelli cattivi, ma occorre segnalare quelle operazioni che si allontanano dalla qualità e dalla genuinità e dare invece sostegno a tutti quei produttori che, con onestà, trasparenza e amore per il proprio lavoro, realizzano uno dei fiori all'occhiello dell'agroalimentare campano.
Ed ora alcune informazioni sulla mozzarella:
- In base al disciplinare, la Mozzarella di Bufala Campana è prodotta esclusivamente con il 100% di latte fresco di bufala, proveniente dall'area DOP. Molti pensano che non possa essere prodotta con solo latte di bufala perché risulterebbe troppo pesante: è un luogo luogo comune sbagliato.
- L’area della DOP: prevede 4 regioni del centro-sud Italia (Lazio, Campania, Molise e Puglia), anche se il 90% della produzione della Mozzarella di Bufala e dell’allevamento di bufale è compreso tra le province di Caserta e Salerno.
- Per realizzare un chilo di Mozzarella di Bufala Campana DOP occorrono circa 4,2 litri di latte, esclusivamente di bufala razza mediterranea italiana. A differenza di quello vaccino, il latte di bufala è molto più ricco in proteine e grassi (acidi grassi a catena corta).
- L’appassionato è sicuro di acquistare Mozzarella di Bufala Campana DOP solo se sulla confezione sono presenti il nome completo della denominazione, il logo europeo (giallo-arancio) della DOP e quello con la testa di bufala del Consorzio di Tutela.
- La vendita di qualsiasi latticino a pasta filata non preconfezionato all'origine è vietato per legge (D.Lvo 109/92). Il confezionamento – obbligatorio per legge – è la migliore garanzia per il consumatore ed il produttore per la qualità e la tranciabilità del prodotto finito.
- La mozzarella è considerato un formaggio grasso, ma, grazie all'elevato tenore di umidità è invece tra i meno calorici: solo 280 kcal/hg per la presenza di 17 g di proteine, 24 g di grassi (soprattutto acidi grassi insaturi ed acidi grassi a corta catena, facilmente trasportati nel sangue piuttosto che conservati nei depositi adiposi); il colesterolo non supera i 50/60 mg (inferiore a carne e uova) pochissimo il lattosio 0,4 g.
- E’ consigliabile consumare la Mozzarella di Bufala Campana il giorno stesso dell’acquisto; in tal caso va tenuta a temperatura ambiente. Se conservata per qualche giorno, va mantenuta in luogo fresco (circa 15/18 °C), sempre immersa nel suo liquido di governo.
- Una buona mozzarella, al taglio, deve "sporcare" il coltello con una patina grassa lattescente, la struttura stratificata del latticino (a "cipolla"), deve essere ben visibile, non devono apparire bolle o vuoti nella struttura, indice di cottura della pasta troppo bollente.
Ispirazione: Il Mattino - Luciano Pignataro
Suggerimenti:
Panino con mozzarella di Rosanna Marziale
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