Perché questo blog

     Un po’ oltre il mezzo del cammin della mia vita, ho scoperto di avere la cucina nel sangue. Come ho avuto modo di appurare nel recente passato, il mio sangue comprende sì globuli rossi e globuli bianchi, ma anche una buona percentuale di salsa di pomodoro.
     Liberatomi della insulsa abitudine alla sigaretta, ho cominciato ad avvertire odori e sapori a me sconosciuti, ho smesso di mangiare per riempire lo stomaco, ed è scattata in me la voglia di approfondire la cultura e l’arte della cucina. Sì Cultura ed Arte, parole grosse e impegnative, e che rappresentano quello di cui vorrei discutere in questo mio spazio personale.
     Dietro un piatto, una tradizione vi è una filosofia dell'alimentazione che è tipica degli umani, gli unici che possono definirsi "buongustai". Gli animali si nutrono, gli uomini mangiano, trasformano i cibi, li modificano e ne estraggono mille sapori, mille profumi, raggiungendo spesso risultati impensabili per il palato.
     E se tutti gli uomini mangiano, ogni cultura mangia a modo suo e fa della cucina la sua carta d'identità e la sfida è quella di sfuggire alla clonazione di un solo prototipo culinario, ma difendere le diversità proprie delle mille culture e delle mille grammatiche alimentari.
    Affermo, quindi, il diritto all'esistenza di prodotti, come il lardo, la sugna, le cotiche e il concentrato di pomodoro, condannati all'inferno dal nutrizionismo più intollerante, esigo cotture meditate e attente al rispetto del cibo, reputo inutili, per chi sappia cucinare, le pentole a pressione, le friggitrici elettriche, le batterie dietetiche, il Bimby, il microonde e così via.

     Mi batto contro la corrente morale, punitiva e masochista, nella quale devi apparire e non essere; lo slim, il light, il "sano", il bio sono diventati i nuovi moloch del palato, predicati dalle grandi multinazionali dell’alimentazione che ci vogliono ancorati al modello precostituito e omologato del consumatore ideale, senza libertà, senza personalità e soprattutto senza gusto.
     Ritengo invece più giusto riportare alla luce quella morale epicurea della gioia e della vita che fecero grande la romanità, il Rinascimento e l'era dei Monsù; dovremo riconquistare, nel caso del cibo, una dimensione che ormai è sempre più disfatta, assediata com'è dalle schiere di liofilizzati, surgelati, inscatolati e cibi pronti che hanno azzerato le capacità gustative dei nostri palati.
     C’era una volta la nonna, la mamma, la campagna, l’orto…., possiamo ricrearli, dobbiamo prenderci il tempo.
     


Due parole su questo diario personale. Ci saranno delle ricette, ma questo non è un blog di ricette, piuttosto un convivio in cui si parla di storia, tradizione, gastronomia, alimenti, preparazioni e personaggi di ogni genere, legati alla buona cucina.
     Le ricette sono in parte farina del mio sacco, altre provengono dalla tradizione consolidata, ma spesso propongo preparazioni altrui, ovviamente citandone la fonte; stessa regola per i testi spesso redatti con l’aiuto di quello che mi è piaciuto leggere qua e la in casa e sulla rete.

Se dovessi oltrepassare il diritto di copia sono pronto a fare ammenda e a provvedere di conseguenza.

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