domenica 19 ottobre 2014

Sigarette lisce al pesto di salvia

Della serie "ricette veloci", una variante al più classico Pesto alla genovese, una rivisitazione dal gusto intenso e raffinato, per fare presto e, perché no, bella figura con qualche amico.

Useremo il mixer perché è comodo e si fa prima, ma chi vuole utilizzare il classico mortaio, potrà divertirsi a suo piacimento.
Per le quattro canoniche persone:

  • 280 gr di sigarette lisce (o quello che vi piace);
  • 2-3 mazzetti di salvia freschissima;
  • una manciata di pinoli (30 gr);
  • una manciata di mandorle (30 gr);
  • 50-60 gr di parmigiano stagionato
  • 50-60 gr di pecorino stagionato;
  • 1-2 spicchi di aglio;
  • olio extravergine di oliva q.b.
  • sale e pepe q.b.
La preparazione, dieci minuti, il tempo di cuocere la pasta:
  1. Metto nel bicchiere del mixer le foglie di salvia lavate ed asciugate, aggiungo l'aglio, i pinoli, le mandorle, i formaggi e qualche cucchiaio di olio.
  2. Frullo a piccoli colpi in modo da evitare di "cuocere" la salsa (simuliamo l'effetto del mortaio), aggiungendo di tanto in tanto un filo di olio ed un po' di acqua della pasta, fino ad ottenere una consistenza cremosa. Aggiungo sale e pepe quanto basta.
  3. Nel frattempo avrò lessato le penne in abbondante acqua poco salata (5 gr/litro).
  4. Metto in una zuppiera una parte del pesto, aggiungo la pasta appena scolata e mescolo velocemente, impiatto e aggiungo il resto del pesto a porzione.
  5. Guarnisco con qualche foglia di salvia.
Per i masochisti, le calorie sono circa 440 a porzione
Da bere: Falanghina del Beneventano o Fiano di Avellino. 

giovedì 16 ottobre 2014

La Sacra Pizza (11): Dies irae



Avevo terminato con i ringraziamenti gli articoli dedicati alla Sacra Pizza, orgoglio ineguagliabile di Napoli, quando l'inopportuno quanto mirato e tendenzioso servizio di Report, dedicato all'unico grande cibo universale che rappresenta l'Italia insieme agli spaghetti, ha fatto scattare in me fastidio, sdegno ed ira.
Sdegno ed ira perché si tratta dell'ennesimo attacco, con la scusa dell'inchiesta per la salute, e quindi intoccabile, perpetrato alle eccellenze del grande bacino gastronomico del Sud e guarda caso proprio a quella produzione che solo in Campania assume valore di ineguagliabilità.
Già è stata attaccata la mozzarella di bufala campana DOP (vedi il post Bufale di bufala)  dall'ineffabile Santoro di Anno Zero con un con ignobile servizio a favore dell'industria del Nord, che attende solo un cedimento delle nostre difese per impadronirsi del DOP e farla finita una volta per tutte con quel capolavoro del cibo artigianale; poi è stata la volta del caffè (ancora Gabanelli) e della farina (Oscar Farinetti: Eataly) e adesso la Pizza.
La difesa contro i continui assalti dell'industria internazionale del cibo omologato, senza qualità e senza gusto, complice l'Unione Europea che mal digerisce la tipicità artigiana della nostra industria alimentare, è strenua, ma le lusinghe delle sirene delle multinazionali si fanno sentire continuamente.
Il succo dell'inchiesta era questo: la cottura a legna è potenzialmente pericolosa, produce idrocarburi, e questo ce lo sentenzia un cosiddetto esperto veneto; e ci vuole un veneto per dire quello che è noto a tutti?
Come logica conclusione, dovremmo abolire il forno a legna per cuocere il pane e le pizze, proprio come volevano i burocrati europei alcuni anni fa, su pressioni delle lobby. Il messaggio sembra essere proprio questo. 
E così i solerti reporter della Gabana sono andati nelle peggiori pizzerie napoletane a mostrare fumi neri, pizza bruciate, prodotti scadenti, come se questa fosse la realtà della pizza a Napoli; mi viene da ridere perché l'ignoranza dei reporter di Report è profonda quanto la superficialità del servizio.
Se si fossero informati, anziché correre dietro il "falso" scoop, si sarebbero accorti che le pizzerie migliori e più famose hanno tutte filtri che assorbono il 98% del fumo, evitando così anche l'inquinamento dell'aria.
E avrebbero imparato due cose di cui i pizzaioli sono bene a conoscenza: che la pizza si infila rasoterra nel forno, senza farla entrare a contatto con il fumo, e che la si poggia sempre sullo stesso punto di cottura della precedente. 
Quelli di Report avrebbero scoperto che la pizza si mangia di norma cotta (chi l'avrebbe mai detto!) e non bruciata e se la pizza è bruciacchiata non è perché così debba essere, ma è perché il pizzaiolo è stato sciatto e incapace di fare il proprio mestiere.
Se la pizza è fatta con ingredienti scadenti è perché c'è qualcuno che per pochi centesimi di euro e per la miopia dell'ingordigia, getta fango e discredito su una categoria di bravi artigiani, detentori della sapienza del buon cibo. 
E la pizza è l'epitome della cultura gastronomica napoletana: Lievitazione naturale (col criscito), mozzarella di bufala campana DOP, pomodoro San Marzano DOP o pomodorini di Corbara DOP, basilico campano ed olio extravergine di oliva, gli ingredienti bandiera della Campania.

Davide e Golia
Ed è proprio questo il succo della trasmissione: dopo il caffè si attacca un altro dei simboli di Napoli facendo un grosso favore a chi guarda, con crescente fastidio, a questa culla artigianale del buon cibo dove, unico caso in Europa, i Mc Donald's chiudono invece di aprire.
Guardano con fastidio a Napoli soprattutto le multinazionali che non riescono a penetrare in questa mercato, il secondo d'Italia, perché non sono in grado di competere, in qualità, con i prodotti di Napoli, della Campania e del Sud. 
Ma si sa, di fronte alla necessità del'audience conta lo spettacolo e non le cifre. 
Un po' come Terra dei Fuochi: ancora non è consapevolezza di massa quello che tutti i ricercatori di laboratorio sanno benissimo: non solo i prodotti campani sono al di sotto dei limiti di rischio imposti dalla legge, ma sono anche molto più sani dei prodotti di altre zone (Luciano Pignataro).