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Da "Vinepair.com" |
Siamo diventati
tutti celiaci? A leggere le etichette dei prodotti in vendita nei supermercati,
pare che al consumatore nulla importi della qualità del cibo, della sua
provenienza e dei trattamenti che esso subisce, ma interessa solo che sia
“ricco di fibre”, a dire che quello debba essere l’unico scopo di un alimento,
e soprattutto “gluten free”, cioè privo di glutine.
A sentire i soliti bene informati, siamo diventati tutti intolleranti se non allergici a qualche alimento.
Ma è vero? Siamo davvero tanti? L’allarmismo che circola è reale?
Meno di quanto pensiamo.
Un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School
ha analizzato i dati sanitari di 2,7 milioni di adulti, registrati
nell’area di Boston, individuando circa 97mila casi di persone che si erano
presentate in ospedale o erano andati dal medico per una reazione avversa
causata dal cibo: orticaria, vomito, difficoltà respiratorie, starnuti, fino
allo shock anafilattico.
La percentuale di persone con allergie al cibo è
risultata del 3,6 per cento, equivalente a meno di una persona su 25 per la
popolazione degli Stati Uniti, un numero inferiore a quanto si riteneva fino ad
ora.
Ma le stime sono variabili. Le stime più recenti parlano
del 5 per cento degli adulti e l’8 per cento dei bambini. Ma le cifre variano
anche di molto, e addirittura oscillano tra l’uno e il venti per cento. Uno dei
motivi è che spesso queste statistiche si basano su sintomi riportati da
pazienti e su test non standardizzati. Distinguere e diagnosticare tra allergie
e intolleranze alimentari, inoltre, non è semplice neppure per i medici.
“La scienza fa una distinzione precisa tra allergie e
intolleranze alimentari. Sono considerate allergie le reazioni di
ipersensibilità a un cibo in cui è coinvolto il sistema immunitario, che
riconosce come nemico da attaccare una particolare proteina contenuta in
quell'alimento e gli scatena contro una categoria di anticorpi chiamati
immunoglobuline, le quali a loro volta, tramite una catena di reazioni,
provocano i sintomi tipici: dal gonfiore al prurito fino alla caduta della
pressione sanguigna e, nei casi più gravi, difficoltà respiratorie e choc
anafilattico.
Le intolleranze sono invece tutte le
reazioni in cui non entra in gioco il sistema immunitario, per esempio quelle
causate da carenza dell’enzima che deve digerire un certo alimento (la più
tipica è quella al lattosio, lo zucchero contenuto nei latticini), oppure da
una reazione ad alcuni cibi ricchi di sostanze come l’istamina, presente nel
vino, nella birra, nel cioccolato, nel tonno, o la tiramina, contenuta in molti
formaggi stagionati.
La distinzione appare netta, ma nella realtà
riconoscere un’allergia, distinguerla da un’intolleranza, diagnosticarla e
curarla non è banale.”[1]
Una recente ricerca [2] ha dimostrato che molte diagnosi di allergia
all’arachide, assai diffusa nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti, più
rara in Italia, sono false. E le persone che reagiscono a un tipo di frutta a
guscio, potrebbero in realtà non avere problemi con altre, anche se i test
diagnostici risultano positivi. Ben il 96 per cento dei partecipanti allo
studio, allergico all’arachide, ha potuto consumare senza problemi altri tipi
di frutta a guscio.
Il problema, dunque, esiste e non va sottovalutato, anche perché l'uso, spesso smodato di additivi e trattamenti chimici, può portare a sensibilizzazioni improvvise, ma va anche considerato che l'esistenza di queste problematiche, limitata ad una piccola ma significativa percentuale di popolazione, non giustifica le continue e martellanti campagne terroristiche contro questo o quell'alimento, pilotate più di quanto si pensi dalla grande industria alimentare che vede dappertutto occasioni di businnes: tutti i prodotti "gluten free" sono più cari degli altri e sono utili solo e solamente ai veri ammalati di celiachia.
[1] Da "Le Scienze"