giovedì 13 luglio 2017

Siamo tutti celiaci?


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Da "Vinepair.com"
Siamo diventati tutti celiaci? A leggere le etichette dei prodotti in vendita nei supermercati, pare che al consumatore nulla importi della qualità del cibo, della sua provenienza e dei trattamenti che esso subisce, ma interessa solo che sia “ricco di fibre”, a dire che quello debba essere l’unico scopo di un alimento, e soprattutto “gluten free”, cioè privo di glutine.
A sentire i soliti bene informati, siamo diventati tutti intolleranti se non allergici a qualche alimento. Ma è vero? Siamo davvero tanti? L’allarmismo che circola è reale?
Meno di quanto pensiamo.
        Un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School ha analizzato i dati sanitari di 2,7 milioni di adulti, registrati nell’area di Boston, individuando circa 97mila casi di persone che si erano presentate in ospedale o erano andati dal medico per una reazione avversa causata dal cibo: orticaria, vomito, difficoltà respiratorie, starnuti, fino allo shock anafilattico.
      La percentuale di persone con allergie al cibo è risultata del 3,6 per cento, equivalente a meno di una persona su 25 per la popolazione degli Stati Uniti, un numero inferiore a quanto si riteneva fino ad ora.

        Ma le stime sono variabili. Le stime più recenti parlano del 5 per cento degli adulti e l’8 per cento dei bambini. Ma le cifre variano anche di molto, e addirittura oscillano tra l’uno e il venti per cento. Uno dei motivi è che spesso queste statistiche si basano su sintomi riportati da pazienti e su test non standardizzati. Distinguere e diagnosticare tra allergie e intolleranze alimentari, inoltre, non è semplice neppure per i medici.
     “La scienza fa una distinzione precisa tra allergie e intolleranze alimentari. Sono considerate allergie le reazioni di ipersensibilità a un cibo in cui è coinvolto il sistema immunitario, che riconosce come nemico da attaccare una particolare proteina contenuta in quell'alimento e gli scatena contro una categoria di anticorpi chiamati immunoglobuline, le quali a loro volta, tramite una catena di reazioni, provocano i sintomi tipici: dal gonfiore al prurito fino alla caduta della pressione sanguigna e, nei casi più gravi, difficoltà respiratorie e choc anafilattico.

      Le intolleranze sono invece tutte le reazioni in cui non entra in gioco il sistema immunitario, per esempio quelle causate da carenza dell’enzima che deve digerire un certo alimento (la più tipica è quella al lattosio, lo zucchero contenuto nei latticini), oppure da una reazione ad alcuni cibi ricchi di sostanze come l’istamina, presente nel vino, nella birra, nel cioccolato, nel tonno, o la tiramina, contenuta in molti formaggi stagionati. 

       La distinzione appare netta, ma nella realtà riconoscere un’allergia, distinguerla da un’intolleranza, diagnosticarla e curarla non è banale.”[1]

      Una recente ricerca [2] ha dimostrato che molte diagnosi di allergia all’arachide, assai diffusa nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti, più rara in Italia, sono false. E le persone che reagiscono a un tipo di frutta a guscio, potrebbero in realtà non avere problemi con altre, anche se i test diagnostici risultano positivi. Ben il 96 per cento dei partecipanti allo studio, allergico all’arachide, ha potuto consumare senza problemi altri tipi di frutta a guscio.

     Il problema, dunque, esiste e non va sottovalutato, anche perché l'uso, spesso smodato di additivi e trattamenti chimici, può portare a sensibilizzazioni improvvise, ma va anche considerato che l'esistenza di queste problematiche, limitata ad una piccola ma significativa percentuale di popolazione, non giustifica le continue e martellanti campagne terroristiche contro questo o quell'alimento, pilotate più di quanto si pensi dalla grande industria alimentare che vede dappertutto occasioni di businnes: tutti i prodotti "gluten free" sono più cari degli altri e sono utili solo e solamente ai veri ammalati di celiachia.


[1] Da "Le Scienze"

[2] Characteristics of tree nut challenges in tree nut allergic and tree nut sensitized individuals - Annals of Allergy, Asthma & Immunology (Volume 118, Issue 5, May 2017, Pages 591-596.e3)



sabato 1 luglio 2017

Pasta con crema di patate e basilico

     Vado spesso distrattamente a curiosare su quelli che chiamo "ricettacoli", cioè libri di cucina di grandi autori e mi sono imbattuto in questi Paccheri imbottiti di cozze e glassati al sugo di scorfano, guazzetto di cicerchie e patate soffiate, una ricetta di un grande Hotel di Ravello, Palazzo Sasso Rossellini's, che mi ha incuriosito per la inteminabile quantità di alimenti da utilizzare nella realizzazione del sontuoso piatto, che immagino buonissimo.
     Beh, un monsù che si rispetti non poteva trascurare questo piatto, ma il sottoscritto, che non è un monsù, nè tantomeno rispettabile, preferisce una cucina più semplice, di padella, come si dice, lasciando ai grandi della tradizione della cucina le ricette più complesse.
     La sfida è realizzare un piatto con due soli ingredienti, un po' come gli spaghetti aglio e olio, ma che sia degno della cucina di un monsù. La dritta me l'ha data Antonino Cannavacciuolo, masterchef grande protagonosta del programma televisivo "Cucine da incubo", che ha messo insieme un primo che ho realizzato, assaggiato e, avendolo trovato eccellente, lo propongo su queste righe.

     Dunque, gli ingredienti per le solite 4 persone:
  • 2 spicchi di aglio
  • 50 cc di olio
  • 1 scalogno
  • 2 patate medie
  • 1 litro di brodo
  • 20-30 foglie di basilico
  • 200 gr di pasta mista (o quella che vi piace)
    Andiamo a realizzare:

  1. Preparo un olio all'aglio frullando 50 cc di olio con gli spicchi di aglio privati del germogli verdi.
  2. Faccio soffriggere in poco olio, in una padella capiente e dal bordo alto, lo scalogno e le patate tritate finemente; dopo un paio di minuti bagno col brodo e porto a cottura il tutto.
  3. Nel frattempo sbollento il basilico per un paio di minuti in acqua salata e lo raffreddo velocemente con acqua freddissima.
  4. Metto le patate, lasciando il brodo nella padella, in un frullatore con il basilico, fino a realizzare una crema.
  5. Nel frattempo porto a bollore l'acqua di cottura lasciata nella padella, aggiungo un po' di olio all'aglio e butto la pasta, aggiungendo se necessario altra acqua o brodo.
  6. Terminata la cottura, sistemo di sale e verso nella padella la crema di patate e basilico.
  7. Rimescolo il tutto e servo con un filo di olio all'aglio a crudo e un paio di foglioline di basilico.
Un piatto delizioso e profumato che lascia senza parole per la sua bontà unita alla sua semplicità sul quale ci bevo un bianco fermo e freddissimo come la Falanghina dei campi Flegrei.


Foto dal sito di Cannavacciuolo
   Alcune note:
  •  L'olio all'aglio è profumatissimo e per niente indigesto, se abbiamo avuto l'accortenza di togliere il germoglio verde.
  • Il basilico sbianchito ha un sapore più intenso di quello lasciato fresco.
  • Con questi ingredienti il piatto si attesta sulle 350 kcal/porzione, meglio non abbondare con la pasta.